indicatori vita data science

 

indicatori vita penitenziari

INDICATORI DELLA QUALITA’ DELLA VITA NEGLI ISTITUTI PENITENZIARI ITALIANI


Project work a cura di: Antonella Diotallevi, Claudio Di Tota, Flavia TagliaFierro, Giovanni Bartolomeo per il Master di I livello in Data Science

Il progetto per la costruzione di indicatori della qualità della vita in carcere nasce dall’esigenza di fornire al decisore pubblico ed alla collettività strumenti per valutare tale fenomeno attraverso la selezione di indicatori elementari e la successiva sintesi degli stessi, necessaria per interpretare correttamente e in maniera immediata una molteplicità di informazioni altrimenti non fruibili. L’obiettivo del progetto è trovare una valida alternativa all’indice di affollamento (detenuti presenti ogni 100 posti regolamentari) che sia allo stesso tempo espressione di dimensioni diverse e comprensibile per un pubblico non necessariamente esperto.

In effetti la popolazione detenuta ha subito nell’ultimo decennio un aumento considerevole (28% dal 2000 fino al 2010) con conseguente peggioramento del fenomeno del sovraffollamento, in quanto la disponibilità di posti non è aumentata nella stessa misura. Grazie ai dati desunti dal Sistema informativo Siap/Afis è stato possibile monitorare l’andamento del numero di detenuti e valutare gli effetti dei provvedimenti approvati allo scopo di contenere tale fenomeno. Tali dati hanno mostrato che dal 2011 le misure adottate hanno contribuito a far diminuire la popolazione detenuta, riportando il rapporto con i posti regolamentari nella norma (108 detenuti ogni 100 posti regolamentari al 31 dicembre 2014).

L’applicazione dei metodi di costruzione degli indicatori del benessere al contesto penitenziario risponde all’esigenza di monitorare in maniera costante la qualità della vita negli Istituti Penitenziari, tenendo conto di alcuni aspetti peculiari di questo ambiente. Tale finalità è tanto più importante quanto più aumenta il cosiddetto sovraffollamento carcerario, ossia la presenza negli Istituti di pena di un numero di detenuti superiore rispetto ai posti effettivamente disponibili.

Lo studio delle condizioni di vita in carcere, al variare del numero di detenuti presenti, acquista un significato diverso quando il dato analizzato non è più quello complessivo (nazionale) ma quello disaggregato (singolo Istituto Penitenziario). Le condizioni di vita possono essere significativamente diverse al variare della regione, ma anche tra un Istituto ed un altro. Per tale motivo è auspicabile adottare un metodo per l’analisi territoriale, che consenta di analizzare il dato disaggregato per evidenziare le differenze esistenti a livello geografico.

L’individuazione di queste entità territoriali, non agevole altrimenti, può essere ottenuta analizzando una molteplicità di indicatori, per ricavare un quadro completo del fenomeno passando da una visione multidimensionale ad una misura unidimensionale. In questo modo si è ritenuto di fornire uno strumento di facile accesso rivolto sia a chi deve attuare le necessarie misure sia all’opinione pubblica. Spesso i fattori determinanti per l’analisi non sono quantificabili, oppure non esistono per essi dati sufficienti. Per definire la qualità della vita in carcere sarebbe necessario non solo tener conto di elementi quali il numero di detenuti e i posti disponibili, ma di informazioni sugli spazi e sui servizi a disposizione, sull’attività trattamentale, sui servizi sanitari disponibili, sulla professionalità del personale, sul tipo di detenuti in esso presenti, sulla qualità del cibo, sulle possibilità di avere rapporti con l’esterno. Inoltre sarebbe opportuno introdurre indicatori soggettivi, relativi alla percezione della qualità della vita individuale e della comunità.

Il metodo descritto in questa relazione, partendo da una serie di dati a disposizione (con i quali si presume possibile costruire una graduatoria degli Istituti) si pone come obiettivo l’introduzione di una metodologia per l’analisi ed il confronto della situazione nelle singole realtà territoriali. Inoltre offre gli strumenti per il monitoraggio nel tempo dei singoli Istituti Penitenziari.

I frequenti casi di suicidio avvenuti in carcere rappresentano una conferma della necessità di procedere alla valutazione del benessere dei soggetti sottoposti a privazione della libertà personale, sia per quanto riguarda gli aspetti oggettivi (metri quadri a disposizione, possibilità di svolgere attività trattamentali, …) sia per quanto riguarda la percezione della realtà in cui gli individui si trovano costretti a vivere.

La prima fase del progetto ha riguardato la costruzione di un framework teorico il più possibile idoneo e completo del fenomeno della detenzione, realizzato grazie alle competenze dei membri del gruppo, impiegati con profili informatico-statistici presso il Ministero della Giustizia. Inoltre è stato previsto il coinvolgimento di soggetti esterni al gruppo, utili in questa fase estremamente delicata, con competenze specifiche a seconda del tipo di dimensione considerata (trattamento, custodia, salute, spazi detentivi).

Il livello di dettaglio territoriale prescelto è il singolo Istituto penitenziario, con la possibilità tuttavia di analizzare i livelli regionale e nazionale; per quanto riguarda i confronti temporali, alcuni dati vengono continuamente aggiornati (ad esempio quelli desunti dal sistema gestionale) mentre altri lo sono con cadenza diversa (ad esempio mensile).

Per il calcolo dell’indicatore sintetico delle condizioni di vita in carcere è stato utilizzato, come avviene in generale per la costruzione di questo tipo di misura, il seguente schema:

  • Selezione di un gruppo di indicatori elementari, solitamente in differenti unità di misura;
  • Standardizzazione degli indicatori elementari affinché siano tra loro confrontabili;
  • Aggregazione degli indicatori standardizzati attraverso indici sintetici.
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Per ogni Istituto Penitenziario sono state raccolte le informazioni di base, stabilite a priori in base alla disponibilità ed alla coerenza con l’obiettivo della ricerca. Tali informazioni sono state sottoposte ad un attento controllo di qualità per individuare valori mancanti o anomali: nel caso in cui sono stati individuati valori anomali o non corretti, sulla base delle conoscenze disponibili sul fenomeno, sono state apportate le modifiche coerenti con le altre informazioni raccolte. Qualora invece l’indicatore elementare inizialmente considerato non è stato ritenuto significativo o corretto si è provveduto ad escluderlo dall’insieme prescelto per non ottenere risultati distorti.

 

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