MASTER IN INTERNET OF HUMANS AND THINGS
Patrimonio culturale e tecnologie: coinvolgimento, esperienze e continuità relazionale
Giovedì 23 maggio, al MISE, presso la Sala della Biblioteca Storica delle Corporazioni di Palazzo Piacentini, dalle ore 18:00 alle ore 19:30, si è tenuto il Panel dal titolo: “Patrimonio culturale e tecnologie: coinvolgimento, esperienze e continuità relazionale”, promosso dal “Master in Internet of Humans and Things” bandito dall’ Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” con il sostegno del BAICR – Cultura della Relazione.
Il Panel ha visto la partecipazione di esperti del settore: l’Ing. Marco Gaeta, CIO di Cassa Depositi e Prestiti, l’Ing. Vincenzo De Lisi, CIO di Sirti S.p.A, il Dott. Diego Mascolo, Presidente di DATABENC, e il Prof. Lucio Fumagalli, Presidente del BAICR Cultura delle Relazione e Responsabile della didattica del Master.
L’incontro si è aperto con i saluti e l’introduzione ai lavori dell’Ing. Francesco Limone.
Il tema al centro del dibattito è stato: il contributo delle nuove tecnologie alla dimensione culturale ed alla sostenibilità economica realizzativa dei piccoli poli museali. Come è possibile sostenere piccole strutture che hanno difficoltà a fare investimenti? Quali possono essere le strategie che garantiscano una piena sostenibilità nel tempo?
Di seguito una breve sintesi che può far comprendere però la centralità dei temi trattati.
Sono emersi molti spunti tra cui la considerazione generale che: la valorizzazione del patrimonio culturale italiano e l’ottimizzazione dei costi dei piccoli poli museali passano anche attraverso la standardizzazione e la creazione di ecosistemi diffusi.
Oggi, la vera eccezionalità dei processi tecnologici è rappresentata dalla necessità e opportunità di confrontarsi con soluzioni standard, soprattutto perché le tecnologie innovative sono molto facili da utilizzare e di conseguenza vi è orizzontalità tra i vari settori d’impiego e tra le molteplici popolazioni di riferimento. Naturalmente, la standardizzazione non implica un banale “copia ed incolla”, significa invece plasmare un modello già consolidato alle esigenze dello specifico business, con lo scopo di aumentarne l’efficienza. In questo senso, l’abbassamento dei costi permette di liberare risorse da utilizzare per aumentare le relazioni e, in definitiva, il capitale sociale nei territori di inserimento dei piccoli poli museali.
Inoltre, la standardizzazione permette di avere l’elasticità necessaria per fronteggiare l’estrema velocità di cambiamento delle esigenze degli utenti, snodo cruciale se parliamo del patrimonio dei beni culturali.
Ai processi di standardizzazione è necessario affiancare però la creazione di ecosistemi tra musei, enti e comunità di riferimento, abbandonando la prospettiva della singola istanza a favore di un’ottica nazionale; una volta creati ecosistemi in grado di autorigenerarsi nel tempo, il passo successivo sarà renderli sempre più interconnessi.
La valorizzazione dei beni culturali dunque passa attraverso: il confronto con modelli di settori simili o anche molto differenti che presentino però analogie funzionali; la profonda conoscenza degli ecosistemi di riferimento; la soddisfazione dei bisogni dei propri referenti non solo come recettori di offerte ma anche come co-creatori di valore; l’impiego di tecnologie che permettano però una piena sostenibilità nel tempo e non diventino nel breve legati a vincoli per la gestione e l’evoluzione naturale della protezione e della condivisione dei beni culturali.
Gli stessi “Dati”, generati all’interno dei poli museali e negli ecosistemi di riferimento, possono essere utilizzati per accrescere le radici, la conoscenza ed il valore dei musei stessi, nonché ad incrementarne l’esperienza e la continuità relazionale.
Cristiano Abbagnano,
Collaboratore Baicr – Cultura della Relazione